Dal 2022 i musei prevedono in estate un’apertura serale di mercoledì, associata anche ad altre iniziative come cacce al tesoro, visite guidate e altro ancora. Agli organizzatori non mancano le idee e per l’ultima apertura serale della stagione, il 6 agosto, sono state organizzate letture in ognuno dei musei (Casa Console, Palazzo De Bassus-Mengotti e Casa Tomé), con testi che hanno una relazione e sono in armonia con questi edifici museali.
Mercoledì scorso il percorso di letture è iniziato in Casa Console. Ernesto Conrad, fondatore del Museo Casa Console, era un grande ammiratore e amante di Mozart, ecco perché, come ha spiegato il direttore Moreno Raselli, si è scelto di leggere passaggi dall’opera Mozart di Wolfgang Hildesheimer, considerata una delle principali biografie del noto musicista e compositore. I testi, letti con visibile coinvolgimento da Astrid Schumacher – giustamente in tedesco per rispetto dell’originale – comprendevano un passaggio tratto dall’introduzione e brani sul rapporto di Mozart con la popolarità, sulla sua gioventù, sul rapporto con il padre e la madre, e sulla morte.
L’accurata scelta dei brani tratti dall’opera di Wolfgang Hildesheimer ha permesso di creare un arco, di formare un’unità, tanto da potersi fare un’idea della vita e dell’opera di questo personaggio considerato tra i più grandi geni della storia della musica.
Dopo Casa Console, il percorso di letture è proseguito nel Palazzo de Bassus-Mengotti. Nel prestigioso salotto al secondo piano la lettrice Vilma Tognini – anche lei con altrettanto coinvolgimento – ha letto testi tratti dalla biografia e antologia di Massimo Lardi, pubblicata dalla Tipografia Menghini nel 2018, Don Francesco Rodolfo Mengotti.
Nato nel 1709 proprio nel Palazzo de Bassus-Mengotti, è stato, come lo ha definito nell’introduzione il direttore dei Musei Valposchiavo, nonché critico letterario, Giovanni Ruatti, il letterato di Poschiavo più virtuoso di quel periodo.
Qui, la scelta dei testi letti comprendeva cenni biografici, la sua attività di poeta per svago e i sonetti enigmistici, scioglilingua e indovinelli che si dilettava a creare per divertire i bambini della casa.
Infine, nella suggestiva cornice del fienile di Casa Tomé, sotto la “crapena” le autrici Begoña Feijoo Fariña e Laura Di Corcia hanno letto toccanti testi della loro recente pubblicazione La parola alle cose, edita da Armando Dadò Editore, relativi proprio a Casa Tomé. Ciascuna autrice ha letto i propri, con la sua speciale interpretazione, e questo li ha resi ancora più personali, rafforzando quanto Vincenzo Todisco ha scritto nella prefazione del libro: «La forza di questi testi sta in quel potente sguardo femminile che mette a nudo situazioni essenziali dell’esistenza umana». Ogni testo era accompagnato dalla proiezione delle fotografie di Maria Svitlychna che affiancano i testi nel libro La parola alle cose.
A conclusione della serata, prima di passare alla bicchierata, accompagnata da squisiti dolci preparati da Giada Tuena, Giovanni Ruatti ha chiesto a Begoña Feijoo Fariña com’è nato questo progetto e a Laura Di Corcia quali emozioni le ha dato Casa Tomé. Begoña Feijoo Fariña ha spiegato che inizialmente il progetto è nato come idea per il museo di Cevio in Ticino, idea che poi, per motivi legati alla sua trasferta in Valposchiavo, non ha potuto essere realizzata. In generale, tuttavia, il progetto è nato dal suo bisogno di scrivere sempre quanto vede e percepisce in un museo, sia esso di arte contemporanea o del passato, di dipinti o altro: opere, oggetti o fotografie vecchie che le ispirino o raccontino storie.
Per rispondere alla sua domanda, Laura Di Corcia ha evidenziato innanzitutto che secondo lei, Casa Tomé è il luogo che ha dato origine al suo testo più interessante e più riuscito, tant’è che sta pensando di inserirlo in un progetto di poesie più ampio. A livello di emozioni, se messa a confronto alla nostra vita contemporanea in cui accumuliamo oggetti, questa casa così spoglia, semplice ed essenziale l’ha riportata a una dimensione dell’essere umano fragile, ma forse più autentica.
Tre edifici museali, tre tipi di testi: tutte e tre le opere scelte per le letture non potevano essere più appropriate. Letture, tra l’altro, piacevolissime all’ascolto, lette con enfasi e “vissute” dalle lettrici, che hanno saputo catturare l’attenzione del pubblico di questa intima e coinvolgente serata. L’evento ha permesso di vivere i musei in maniera diversa, di immedesimarsi nelle vite dei loro abitanti del passato e di sentirsi parte della storia di questi edifici. E ha stimolato alla lettura (o rilettura) delle rispettive opere, dalle quali sono stati tratti i passaggi letti.