Casa Besta è anche museo

Orgoglio e felicità per i primi quarant’anni della biblioteca civica e per il nuovo allestimento del Museo etnografico: i festeggiamenti per un’offerta culturale sempre più ampia, di cui la comunità Brusio può andare fiera.
21.08.2025
4 min

Come due facce entrambe positive di una stessa medaglia, sono state protagoniste delle celebrazioni di sabato pomeriggio nel complesso di Casa Besta due parti importanti che concorrono a comporre un’offerta culturale di cui Brusio può andare fiera: la biblioteca, fulcro vitale di valide iniziative e proposte, e il museo etnografico, custode di memorie locali.

Comprensibile quindi l’orgoglio con cui Giovanna Platz, presidente della biblioteca di Brusio, ne ha ripercorso le tappe, dopo che il Presidente comunale Pietro Della Cà, introdotto, come tutti i relatori, in modo impeccabile da Margherita Triacca Casa, ha ricordato ai presenti che sabato pomeriggio riempivano il giardino di Casa Besta il valore, anche per un piccolo comune, che una biblioteca civica rappresenta.      

Se infatti la biblioteca di Brusio è oggi una realtà che svolge il suo compito al servizio della comunità è perché nel 1985 qualcuno seppe inseguire tenacemente un sogno, dando vita a un embrione di quella che sarebbe diventata la biblioteca, con la “Biblioteca di pubblica lettura”, fortemente voluta dal maestro Pietro Triaca, che aveva sede nel locale della Pro Brusio, in casa Bongulielmi. Un gruppetto di visionari se ne assunse la responsabilità e il 22 agosto 1985 la biblioteca emise i primi vagiti, prima di crescere un po’, grazie all’unione con la biblioteca PGI e con la nuova veste di ente paracomunale e rivestita dal sostegno degli enti locali, per poi trasferirsi, già ampiamente in grado di camminare, nella sua collocazione ideale, l'antico edificio appartenuto, nel tempo, anche alla famiglia Besta. Oltre alle attività consolidate, fra cui si ricordano le letture settimanali ad alta voce, quest’anno il gruppo e la commissione biblioteca hanno ideato, per celebrare l’importante traguardo del quarantennale, un originale gioco da tavola.

Il presidente della Commissione Casa Besta, Piero Pola, ha portato invece l’attenzione sul nuovo allestimento museale che si inaugura proprio in questa giornata di festa, ringraziando prima di tutto il curatore Achille Pola, che ha coordinato il progetto e l’ha portato a compimento. Achille Pola ha però modestamente ritenuto nel suo discorso di dover sottolineare che il successo del progetto è stato reso possibile grazie a un lavoro di squadra e ha citato e ringraziato personalmente ciascun collaboratore, da chi lo ha aiutato nel trasporto di oggetti ingombranti, a chi si è occupato delle pulizie, a chi ha fornito consulenze e informazioni.

Gli ambienti ordinati e gli oggetti valorizzati dal giusto respiro dato dagli spazi che li circondano e da adeguati punti luce e corredati da puntuali pannelli esplicativi generali e da piccoli pannelli di approfondimento sfogliabili e bilingui (italiano e tedesco), rendono gli allestimenti pienamente fruibili.

Molto interessante e ben allestita la bottega del calzolaio, così come gli attrezzi per la lavorazione del latte, la cantina con gli oggetti tradizionali e la sezione dei trasporti con un calesse dell’Ottocento e un tradizionale carro da montagna carico di fieno, sul quale alcune scatole- finestrelle approfondiscono aspetti legati alla peculiarità di Brusio come zona di transito; desta ammirazione in questo allestimento anche il bel cavallo realizzato in lastre di legno.

Notevole la ricostruzione, con elementi originali d’epoca, del negozio di coloniali, tipico di Campocologno fino agli anni Ottanta del Novecento, che sblocca certamente qualche ricordo a molti valligiani e valtellinesi di una certa età, gli stessi che ricordano i tempi d’oro del contrabbando di sigarette, preceduto da quello del caffè: una sezione che nel museo di Brusio non poteva proprio mancare. Il contrabbando fra Italia e Svizzera è infatti un significativo pezzo di storia della bassa valle e ne ha segnato per molti anni la vita, tanto quanto ha costituito un'importante fonte di reddito per molti valtellinesi che lo hanno praticato come alternativa all’emigrazione o alla manovalanza nei grandi lavori pubblici. Per capire la diffusione capillare del contrabbando e come coinvolgesse tutti i componenti della famiglia, bisogna osservare i mutandoni femminili, appesi nella sezione dedicata del museo, dotati di tasche che venivano riempite di caffè e, complici le ampie gonne a pieghe, utilizzate come alternative minori alle pesanti e sicuramente più visibili bricolle.

L’interessante visita alle rinnovate sale del museo ha poi lasciato spazio a un gustoso aperitivo allestito a cura dell’Agriturismo Miravalle, durante il quale sono stati possibili scambi di opinioni e condivisione di informazioni, data anche la presenza di alcuni storici locali come Dario Monigatti, Daniele Papacella e Andrea Tognina, sempre disponibili a collaborare per dare la necessaria dimensione scientifica a un museo etnografico come quello di Casa Besta, pronto ad accogliere di nuovo tutti i visitatori che abbiano desiderio di conoscere o riscoprire la cultura materiale in cui la realtà odierna di Brusio è radicata.