Le travolgenti emozioni che, grazie alla straordinaria abilità narrativa di Perrotta, avvolgono il pubblico di questo spettacolo non impediscono di coglierne la base documentata da fatti incontestabili e dal contenuto di moltissime lettere scritte dai militari al fronte della Grande Guerra che si intuiscono lette e colte nella loro struggente essenza dal drammaturgo.
Il monologo di Perrotta, che si svolge completamente con l’attore seduto su una catasta di sacchi di iuta a richiamare il bordo della trincea (eppure vediamo i lampi, sentiamo gli odori, percepiamo il fango e i pidocchi), oltre a essere un ripasso di storia europea, assume in questo momento storico il ruolo di monito, un forte richiamo a non commettere gli stessi errori, a impedire di precipitare di nuovo l’Europa e il mondo nell’abisso della guerra che non può provocare altro che tragedie.