Performance musicale del Movimento Poschiavo al Punto Rosso

L’incontro fra i suoni della foresta e le radici di Nonu: un pomeriggio ricco in cui la passione artistica ha plasmato una performance unica in cui anche gli utenti si sono esibiti seguendo suonando perlopiù curiosi strumenti di loro produzione in attività di riciclo.
20.08.2025
2 min
Un uomo anziano mostra un arco musicale a un giovane in un ambiente di laboratorio, mentre un gruppo di persone assiste. Sullo sfondo, un'immagine proiettata di un bosco.

Venerdì 8 agosto la mostra di Marco Zala “Nonu” al Punto Rosso ha ospitato una performance del Movimento Poschiavo. Grazie alla guida dell’operatore sociale e musicista, Federico Maio, gli utenti si sono esibiti seguendo la traccia “Foresta sacra” suonando perlopiù curiosi strumenti di loro produzione. Il pubblico presente in una cinquantina d’unità ha potuto così essere trasportato in mezzo alla natura grazie alla musica del bellissimo ensemble.

Dopo la prima volta in chiesa riformata, nel dicembre 2024, il gruppo del progetto musicale del Movimento esce per un’esibizione pubblica e anche questa volta sorprendendo il pubblico. «Da 3-4 anni il venerdì pomeriggio ci troviamo – ci risponde Federico Maio – e lavoriamo divertendoci sulla ricerca del suono e suonando degli strumenti. Alcuni di questi li abbiamo costruiti da zero in un’attività di riciclo. In occasione di questa giornata abbiamo usato strumenti costruiti con plastica, cartone, sassolini, ottenendo bastoni della pioggia e uno strumento di plastica tagliata che abbiamo chiamato “le foglie”».

Lo spettacolo è stato fortemente voluto dalla principale responsabile della mostra “L’anima nelle radici”, Giovanna Mengotti, la quale «ha provato a coinvolgerci e tirarci fuori dal nostro progetto che è fine a sé stesso nel nostro centro», ci racconta Maio e continua: «Siamo usciti in maniera spontanea, perché eravamo contenti di farlo».

Riguardo all’unione di musica e opere di Nonu, ci racconta: «Per noi il sacro non è solo la radice, ma è l’albero che non c’è più: quell’essenza vitale che è rimasta nelle radici e che noi fatichiamo umanamente a percepire attraverso i nostri sensi, ma che all’interno c’è ancora. Con questa performance abbiamo cercato di fondere assieme questa vibrazione all’interno delle radici con la vibrazione sonora degli strumenti».

Il pomeriggio è stato anche l’occasione per far conoscere Marco Zala, che ha raccontato della sua passione artistica, e insieme a Federico Maio ha avuto modo di “performare” suonando con delle bacchette un’opera appesa in aria.