Trasportare in montagna: serata con Dario Monigatti

L'immenso lavoro di documentazione svolto dallo studioso ha ancora una volta interessato il pubblico, che giovedì sera stipava la sala di Casa Besta, con la proiezione di foto che ritraevano attrezzature in disuso e persone del luogo che le utilizzavano.
17.10.2025
3 min
Due persone sorridenti in un museo. La donna indossa occhiali grandi e una giacca nera, mentre l'uomo ha i capelli grigi ed è vestito con un giubbotto blu. Sullo sfondo si vedono oggetti esposti.
Saveria Masa, operatrice culturale PGI e storica, con lo studioso Dario Monigatti.
© Vilma Tognini

 L’esigenza, fondamentale in ogni economia, di trasportare cose e le soluzioni applicate in una società tradizionale come quella della Valposchiavo e della vicina Valtellina: l’annuale appuntamento, voluto da PGI per la settimana della castagna brusiese, culminata nella sagra ai Casai di domenica scorsa, ha scelto per il terzo anno consecutivo la collaborazione con lo studioso locale Dario Monigatti per una conferenza che si è tenuta a Casa Besta nella serata di giovedì 9 ottobre.

L'immenso lavoro di documentazione svolto da Monigatti ha ancora una volta meravigliato, interessato e anche divertito il pubblico, che stipava all’inverosimile la sala di Casa Besta, con la proiezione di foto che ritraevano attrezzature in disuso e persone del luogo che le utilizzavano. Così per alcuni mezzi di trasporto tradizionali che affondano le radici nella notte dei tempi, ma anche per i primi mezzi motorizzati che, motivo di orgoglio per i loro possessori di allora, potrebbero apparire ora tanto obsoleti da sembrare quasi ridicoli, se non fosse per il velo di tenerezza e nostalgia che, agli occhi di chi ha assistito al cambiamento, li ricopre.

Negli ultimi sessant’anni la montagna ha visto cambiare radicalmente la propria economia e di conseguenza il proprio assetto sociale e i modi di vivere la montagna stessa. Il lavoro lungimirante, paziente e attento di Monigatti ( anche se lui, molto modestamente afferma ” sono solo le foto che ho raccolto nella mia vita” ) ha salvato la memoria di tempi che sembrano lontanissimi in cui il modo di nutrirsi, di cui Monigatti ci ha parlato due anni fa, il modo di conservare, argomento della serata del 2024, e il modo di trasportare merci erano diversi da quelli attuali.

Prevalentemente a spalle o a braccia con gerle e altri dispositivi, i trasporti avvenivano anche con carri e carretti trainati da animali o anche a dorso di mulo, prima dell’arrivo dei motori, primo fra tutti il treno e poi i mezzi privati, che inaugurano un’epoca del tutto nuova che, eliminati atavici disagi, ha portato però a dover cercare soluzioni per altri problemi emergenti.

Il pezzo forte della serata condotta da Monigatti, lasciato per ultimo come un delizioso dessert, è stato un prezioso filmato, da lui stesso realizzato nel 1991 per rispondere alla richiesta di aiuto di una studentessa, che documenta la preparazione di una treggia ( priala) per il trasporto del fieno da Zavena a Viano.

La priala, un ingegnoso ma laborioso carro a strascico che non utilizza ruote ma scivola sul terreno come una slitta, compare ben prima della ruota, con lievi varianti, in tutte le culture preistoriche ed ha avuto un’importanza cruciale in montagna, dove la natura del terreno, a cui consegue l’assenza di strade adeguate ai carri, e soprattutto alle ruote raggiate, ha fatto sì che fosse il mezzo di trasporto principe, nonostante il suo allestimento richiedesse una competenza non comune. Una volta giunta a valle la priala veniva spesso dotata di ruote con l’aggiunta del bròzz, che si inseriva nella struttura trasformando la treggia in un carro.

Molti oggetti mostrati in foto da Dario Monigatti sono presenti al museo che giovedì sera offriva un’apertura eccezionale, molto gradita da tutti al pari del gustoso e ricco rinfresco allestito nella splendida sala consiliare, dove le conversazioni sul passato e sulla sua documentazione hanno potuto continuare davanti a un buon bicchiere.