
Scopriamo il progetto «graubünden Cultura»
- 30-01-2025
Da maggio 2024 Kaspar Howald, prima direttore di Valposchiavo Turismo, sta lavorando come capo del progetto cantonale «graubünden Cultura». Gli abbiamo rivolto alcune domande per comprendere cos’è «graubünden Cultura» e per parlare infine anche dello sviluppo della Valposchiavo in considerazione dell’assegnazione del Premio Wakker 2025 al Comune di Poschiavo.
Cos’è graubünden Cultura?
graubünden Cultura è un progetto cantonale con lo scopo di valorizzare l’offerta culturale del cantone e di posizionare i Grigioni come destinazione alpina di riferimento per il turismo culturale. Il progetto è finanziato con fondi della Nuova Politica Regionale tramite l’ufficio per l’economia e il turismo e s’iscrive nelle misure per mettere in atto la nuova strategia turistica del cantone che mira a una diversificazione sia del prodotto, sia del target. Tradizionalmente il Cantone dei Grigioni si presenta e si promuove come destinazione d’attività all’area aperta, sci d’inverno ed escursionismo a piedi e in bici d’estate. Siamo però convinti che c’è un potenziale ancora non valorizzato anche a livello culturale. I Grigioni hanno una ricca storia. È l’unico cantone trilingue, ci sono 150 valli con le loro particolari tradizioni, ma c’è anche una scena culturale contemporanea molto viva e interessante. Il nostro compito principale è quello di mettere in rete queste offerte già esistenti e darle così una visibilità maggiore.
Come ti trovi a svolgere questo nuovo incarico?
Sono molto contento di dedicarmi a pieni ritmi a questo progetto. È un compito che mi corrisponde, perché entro maggiormente in contatto con il mondo culturale, che negli ultimi anni mi è mancato un po’. Oggi il mio focus s’allarga all’intero cantone. La Valposchiavo è una valle meravigliosa e variegata, però è una delle 150 valli del cantone. La vastità del luogo d’interesse del progetto può spaventare, ma dà anche spazio per respirare.
Mondo culturale. Essendo stato per 10 anni direttore di Valposchiavo Turismo molti pensano che tu hai una formazione nell’ambito del turismo, ma in principio tu hai svolto una formazione diversa…
Ho una formazione nell’ambito delle scienze umanistiche. Ho studiato latino, filosofia e greco e ho fatto il dottorato in latino. Ho iniziato a lavorare nel ramo culturale a Roma: prima all’Istituto svizzero e poi al Goethe Institut gestendo per 3 anni i programmi culturali di quest’ultimo. Quando sono rientrato in Svizzera, ho fatto anche una formazione nel campo del turismo conseguendo il CAS – Certificate of Advanced Studies alla HSLU (Lucerna). Questo mi ha dato una buona base per conoscere il mondo del turismo.
Ma secondo te questa tua formazione culturale di base ti ha portato dei vantaggi in quello che hai fatto nel turismo?
Ne sono convinto. Credo che le scienze umanistiche aiutino molto a darti strumenti per analizzare una situazione. E questo è alla base per un lavoro di un’organizzazione turistica: si deve analizzare la situazione, vedere dove sono i punti forti e quelli deboli, quali storie si possono raccontare e infine creare tutto il prodotto su questo. Non serve arrivare con un concetto già prestabilito che poi magari non si riesce a mettere in atto.
Essendo graubünden Cultura un progetto recente, la gente comune forse non sa concretamente a cosa stai lavorando. Ci puoi dire cosa stai facendo? Quali progetti sono in ballo?
Le attività di graubünden Cultura si dividono in due categorie. Ci sono i progetti di base e i progetti settoriali. Mentre dei progetti di base si occupa direttamente la direzione del progetto, cioè la mia collega Mara Zinnow della ZHAW ed io, i progetti settoriali sono progetti in cui cerchiamo la collaborazione con partner esterni. In questo momento ci occupiamo soprattutto di mettere in piedi una serie di workshop tra operatori culturali e turistici. Lo scopo di questi workshop è da un lato fare avviare dei progetti mirati a favorire la produzione cultural-turistica nel cantone e dall’altro lato di creare una rete tra gli operatori di questi due mondi che spesso non parlano la stessa lingua. Allo stesso tempo stiamo lavorando su diversi progetti che riguardano il potenziale turistico della letteratura e dell’architettura. Con Engadin Tourismus stiamo lavorando su 3 percorsi per E-Bike tematici. L’idea è che l’ospite in giro per l’Engadina sulla E-bike avrà anche la possibilità di accedere online a delle informazioni a riguardo della storia, dell’architettura e del paesaggio che lo circonda. Stiamo anche pensando a un progetto cantonale sui pasticceri.
Il Cantone dei Grigioni si distingue per plurilinguismo e multiculturalità. Non è semplice creare progetti che abbiano un respiro cantonale in tutta questa diversità.
Mi sembra di vedere che il mondo della cultura in confronto a quello del turismo è molto più frammentato nei Grigioni, per ragioni geografiche, culturali e linguistiche. Ci sono singoli operatori molto capaci, che portano a termine progetti molto grandi, ma al momento non vedo questo senso di appartenere a una comunità che nel turismo penso che ci sia. Da questo punto di vista lo scambio fra diversi operatori culturali nei miei occhi è fondamentale e può portare un vantaggio alla cultura nel nostro cantone.
Quali esperienze maturate con Valposchiavo Turismo ti stanno aiutando nel lavoro con graubünden Cultura?
Un punto importante è sicuramente la rete di conoscenze, sulla quale mi posso basare anche nel lavoro per graubünden Cultura. Durante il mio tempo con Valposchiavo Turismo ho avuto la possibilità di fare tante conoscenze che mi vengono utili anche oggi. Oltre a questo, il lavoro da Valposchiavo Turismo mi ha insegnato l’umiltà e l’importanza dell’ascolto. Da solo non si può fare niente, ci vogliono sempre persone che con entusiasmo portano avanti un progetto. È fondamentale ascoltare queste persone impegnate per poi provare a trovare un modo per aiutarli a raggiungere i loro scopi. Provo ad applicare lo stesso approccio anche nel mio lavoro per graubünden Cultura.
Hai già notato delle differenze con il precedente lavoro presso Valposchiavo Turismo?
Una grande differenza è che sono più lontano dalle cose concrete, dalla gente. Devo gestire quest’aspetto nel modo giusto. Il lavoro per graubünden Cultura si svolge più a livello concettuale – che sicuramente è interessante, ma ogni tanto mi piace anche sporcarmi le mani…
Mi sembra bello poter dire che hai l’ufficio a Poschiavo.
Sì, ho deciso di provare a fare questo lavoro dalla nostra valle, perché è importante che questi progetti cantonali vengano pensati anche dalla periferia e non solo da Coira. Sono spesso in treno e in giro per il Cantone, ma l’ufficio rimane a Poschiavo.
Quest’anno si festeggiano 10 anni del 100% Valposchiavo…
Questo è il progetto più importante e grande per me e penso che si possa dire che il “100% Valposchiavo” ha cambiato l’assetto turistico della Valposchiavo. È il progetto nel quale e per il quale ho investito più tempo ed energia. Mi piaceva tanto, anche perché corrispondeva ai miei interessi. È stato anche la ragione principale per la quale mi ero candidato più di 10 anni fa. Quando mi sono informato sul posto del direttore di Valposchiavo Turismo ho trovato una breve descrizione di quest’idea di lavorare con i prodotti locali per la promozione di tutto il territorio sul sito dell’allora Regione Valposchiavo. Mi ha subito affascinato questa visione e volevo fare parte nella realizzazione di questo progetto bellissimo.
Come hai accolto la notizia del Premio Wakker 2025 assegnato al Comune di Poschiavo?
È stata una bellissima sorpresa e un’ulteriore conferma che con il progetto 100% Valposchiavo stiamo andando nella direzione giusta. Mi piace molto anche la motivazione del Patrimonio Svizzero; non hanno assegnato il premio solo perché abbiamo la fortuna di disporre di un bellissimo borgo. Al centro dell’argomentazione stanno i progetti innovativi, la ricca offerta culturale e la collaborazione esemplare tra i diversi attori, fattori che fanno sì che Poschiavo - e tutta la Valle, vorrei aggiungere – può essere considerato come modello per il futuro delle regioni di montagna.
Ora sta a noi “usare” bene questo premio e non guardarlo solo come riconoscimento per quello che è stato fatto in passato, ma soprattutto come stimolo per andare oltre e fare di tutto per migliorare ancora la qualità di vita.