Il 100% Valposchiavo stuzzica l’Olanda
A margine di un incontro istituzionale tra il Governo cantonale e i rappresentanti consolari del Benelux – macroregione che raggruppa i territori di Belgio, Olanda e Lussemburgo – che ha avuto luogo ieri a Coira, l’ambasciatrice in Svizzera del Regno dei Paesi Bassi, Hedda Samson, ha espressamente chiesto di poter visitare la nostra Valle per conoscere il progetto 100% (Bio) Valposchiavo. Richiesta che ovviamente sia le autorità cantonali, sia quelle regionale sono state ben liete di accontentare. «Ho avuto occasione – ha raccontato la console Samson – di leggere su un giornale del vostro progetto 100% (Bio) Valposchiavo. Ho reputato l’iniziativa molto interessante e ho deciso che volevo saperne di più. Per organizzare questa mia uscita ci sono voluti quasi due anni, ma sono molto felice di essere riuscita a soddisfare questo mio desiderio. Considerato la tematica ho chiesto a Peter Vermeij, attaché consolare per l’agricoltura di stanza a Berlino e responsabile per la Germania, Svizzera, Danimarca, Norvegia e Svezia, di accompagnarmi. Lui ha aderito con grande entusiasmo e interesse alla mia proposta. Sono molto impressionata – ha concluso Samson – da quanto ho potuto ammirare e credo veramente che abbiate sviluppato un modello economico sostenibile che merita di essere conosciuto e, laddove possibile, replicato». Parole lusinghiere che hanno toccato nell’orgoglio i promotori del progetto.
I due diplomatici olandesi in Svizzera sono stati accolti a Poschiavo dal Podestà nonché vicepresidente della Regione Bernina Giovanni Jochum, dal segretario regionale e coordinatore del progetto 100% (Bio) Valposchiavo Francesco Vassella, dal responsabile cantonale del settore politica agraria Peter Vincenz. Assieme hanno dapprima illustrato ai due ospiti i fondamenti del progetto 100% (Bio) Valposchiavo e quindi li hanno accompagnati in un’uscita sul territorio che prevedeva le visite dell’Erboristeria Raselli a Le Prese e della Macelleria Branchi a Brusio.
Arrivata leggermente in ritardo – a causa delle condizioni atmosferiche che l’hanno indotta a preferire il treno rispetto all’automobile – l’ambasciatrice è stata così costretta, suo malgrado, a cedere il compito d’intrattenersi più ampiamente coi presenti al consulente di politica agraria Peter Vermeij, giunto a Poschiavo in anticipo. «Il sistema agrario olandese così com’è concepito oggi – ha spiegato Vermeij – non è più sostenibile. Abbiamo fatto grandi passi avanti per quel che riguarda le coltivazioni con le nostre serre hi-tech, ma non è ancora sufficiente. Dobbiamo riuscire a sviluppare un sistema che valorizzi maggiormente da un canto la biodiversità e dall’altro la professionalità e le capacità imprenditoriale dell’agricoltore e del contadino. Attualmente i margini di guadagno per gli agricoltori sono troppo esigui e così in molti continuano a puntare su un modello di agricoltura intensiva. Non deve pertanto sorprendere se in Olanda possiamo vantare un tasso di conversione al biologico molto basso, quasi trascurabile. È un retaggio che abbiamo ereditato dall’immediato dopoguerra, quando i terreni agricoli vennero divisi in piccoli appezzamenti per soddisfare le richieste di tutta la popolazione. Avendo poco terreno a disposizione non è rimasta altra soluzione se non quella di far fruttare al massimo quanto si aveva. Le conseguenze adesso iniziano a manifestarsi, ma con esse anche i problemi che impediscono oppure rallentano il cambiamento. Il mondo della politica, pertanto, è chiamato a una grande sfida. Da un canto vi è la necessità di valorizzare l’agricoltura sostenibile, mentre dall’altro pesa la poca disponibilità del consumatore – e non solo quello olandese considerate le quantità di prodotti agricoli che esportiamo – a pagare di più per determinati prodotti. Un timore che si ripercuote sull’umore anche degli agricoltori che faticano ad allontanarsi dall’attuale modello per i timori più che legittimi di non riuscire a sopravvivere. Una situazione conosciuta in tutta Europa e che è inserita ai primi posti nell’agenda di diverse nazioni. Quanto ho potuto ammirare in Valposchiavo oggi è un ottimo esempio di come il cambiamento e la sostenibilità siano attuabili. Certo, voi siete partiti – ovviamente per vostro merito – da una situazione ideale e agite in un microcontesto che vi facilita. Ciò non toglie che la filosofia che avete sviluppato è realmente innovativa e lungimirante. La vostra esperienza potrà essere utile per sviluppare nuovi modelli. In particolare ciò che va evidenziato e che rende tanto prezioso il vostro progetto è che il tutto è partito dal basso, non vi è stata un’imposizione. Credo fermamente che se vogliamo cambiare il nostro modo di fare agricoltura – o anche economia – sia necessario che l’impulso parta dalla base. Il ruolo della politica deve essere quello di sostenere – sia finanziariamente, sia ideologicamente, sia giuridicamente e vi di seguito – le buone pratiche che partono dal territorio. Una nuova agricoltura, un nuovo modo di rapportarsi al territorio è possibile e voi lo state dimostrando».