Sport a rischio: regole più severe
Organizzazioni coinvolte piuttosto favorevoli, partiti divisi: sono emersi pareri contrastanti nella procedura di consultazione sulla proposta del Consiglio federale di rendere più severe le norme per le attività sportive a rischio, come escursioni in alta montagna, rafting o bungee jumping.
La revisione totale dell'ordinanza sulle attività a rischio, posta in consultazione dal governo il 28 marzo fino ad oggi, mira a incrementare la sicurezza dei partecipanti e la professionalità degli offerenti. In particolare prevede che per le attività svolte a titolo professionale d'ora in poi sia richiesta un'autorizzazione fin dal primo franco di giro d'affari e non più da 2300 franchi all'anno come finora.
Nelle loro risposte i gruppi professionali coinvolti in queste attività - alpinismo, escursioni in alta montagna, gite invernali sopra il limite dei boschi, arrampicate, canyoning, rafting, bungee jumping - approvano in generale le proposte del governo. Molto più divise si mostrano invece le formazioni politiche.
Per il Partito socialista la Svizzera in quanto paese turistico ha un interesse vitale a proteggere i clienti da offerte poco serie. Secondo il PS le modifiche proposte contribuiscono ad aumentare la sicurezza e la protezione dei consumatori.
Una considerazione condivisa anche dal PLR, che si mostra però scettico riguardo alle molte nuove regolamentazioni e all'"eccessiva" elencazione di attività che richiedono un'autorizzazione. A suo avviso la bozza di ordinanza va dunque riveduta in diversi punti. Lo stesso PS sottolinea che la procedura d'ottenimento delle autorizzazioni non deve essere eccessiva, sia finanziariamente che amministrativamente, per non sovraccaricare inutilmente operatori che hanno un basso reddito.
L'Unione democratica di centro respinge invece l'insieme delle proposte, ravvisando "un caso classico di regolamentazione eccessiva", con una moltitudine di modifiche. L'UDC chiede poi che non si tocchi il limite attuale di 2300 franchi. Un rimprovero condiviso anche dai governi dei cantoni di Argovia e Basilea campagna.
Dal canto suo il Governo grigionese si dice contrario all'inasprimento dell'obbligo di autorizzazione per chi offre escursioni con le racchette da neve, non ravvisando particolari problemi sotto il profilo della sicurezza.
Dal canto suo, l'Ufficio prevenzione infortuni (upi) vorrebbe aggiungere alla lista delle attività sottoposte ad autorizzazione anche l'immersione: in media 150 sommozzatori si feriscono e quattro perdono la vita ogni anno in Svizzera, rammenta.
Bene accolta dalle parti consultate è la proposta che le guide provenienti da un paese dell'UE o dell'AELS debbano ormai ottenere un'autorizzazione sin dal primo giorno di attività in Svizzera. Ne sono attualmente dispensate se propongono attività durante meno di dieci giorni all'anno.
A questo proposito il PLR - come l'Associazione svizzera delle guide di montagna - si rallegra del fatto che il provvedimento introduca la reciprocità. Le guide elvetiche devono infatti chiedere un'autorizzazione sin dal primo giorno se propongono attività in Francia o in Italia.